Victim blaming

Victim blaming significa colpevolizzare la vittima di un reato per quanto occorsole, ritenendola interamente o parzialmente responsabile del torto subito.

Si tratta di un fenomeno particolarmente diffuso soprattutto nei social, ove la valutazione dei fatti – e il conseguente giudizio – sono spesso rapidi e superficiali.

Gli utenti, alla visione delle immagini o alla lettura della notizia denigratoria per la vittima, sono spesso portati a giudicare la vittima e la sua condotta piuttosto che altri elementi che, probabilmente, non emergono immediatamente.

Tipico esempio di Victim blaming è la colpevolizzazione di una ragazza o di un ragazzo per aver posato per una foto a sfondo sessuale successivamente condivisa in internet: l’utente medio non si domanda in quale contesto sia stata scattata la foto o come sia finita in Rete, ma tende ritenere il soggetto ritratto colpevole della successiva condivisione pubblica per aver posato volontariamente (senza pensare che la foto potrebbe essere stata scattata nella propria intimità dalla stessa persona ritratta e con il proprio telefono, e pertanto senza alcun desiderio o consenso alla successiva diffusione).

Nel Victim blaming la visione degli eventi è totalmente rovesciata e ci si focalizza esclusivamente sulla vittima, la cui reputazione viene ingiustamente macchiata e oltraggiata.

Il Victim blaming può integrare una forma di bullismo/cyberbullismo e di discriminazione di genere che limita la libertà e il piacere sessuale delle donne. Spesso si accompagna ad altre forme di aggressione analoghe come il body shaming (denigrazione di caratteristiche fisiche della persona), lo slut shaming (aggressione contro le donne ritenute colpevoli di comportamenti libertini).

Il più delle volte il Victim blaming consegue a un attacco di revenge porn (soprattutto a opera degli ex o di chi ha subito, dalla donna, un rifiuto).

E’ una condotta evidentemente disdicevole e pericolosa perchè si traduce nell’infierire nei confronti di una persona che già versa in una situazione di difficoltà per il fatto di aver subito un reato e, intervenendo in un contesto in cui una persona è già resa vulnerabile, può diventare la “goccia che fa traboccare il vaso” e indurre la vittima a un gesto estremo.

A livello penale, può configurare diverse fattispecie di reato:
Art. 580 c.p. – Istigazione o aiuto al suicidio
Art. 595 c.p. – Diffamazione
Art. 612-bis c.p. – Atti persecutori
Art. 660 c.p. – Molestia o disturbo alle persone

Se, poi, la denigrazione comprende l’utilizzo di foto a sfondo sessuale di minorenni, allora si possono configurare varie tipologie di reato legate allo scambio e detenzione di materiale pedopornografico (artt. 600 ter e ss. c.p.)

In caso siate vittima di Victim blaming. il consiglio è triplice:
1. parlatene con qualcuno prima possibile (l’aiuto di qualcuno fa la differenza)
2. documentate i fatti (come dicevano i latini: “Verba volant, screenshot manent“!!! – scherzo, ovviamente..)
3. denunciate penalmente chi vi tormenta

E nel caso non riguardi voi, ma un vostro conoscente/amico, attivatevi prima possibile per aiutarlo, perchè potreste essere l’unico a conoscenza del fatto e, pertanto, l’unico a poterlo aiutare.

V., nel mio Blog, l’articolo Victim blaming: quando lo stolto infierisce sulla vittima

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